Scuola e Cooperazione – Una scuola che prepara al futuro è una scuola che fa cooperazione internazionale: condividere l’esperienza SUSTAIN con altre scuole italiane

La cooperazione è lontana dalla scuola.

Ogni giorno frequentano la scuola circa 9 milioni di studenti e 1 milioni di insegnanti.  Pur essendo un luogo decisivo per l’informazione, l’orientamento e (soprattutto) l’educazione dei giovani, per la maggior parte di loro la cooperazione è un tema lontano e poco conosciuto.      

Per due ragioni principali:

Da un lato, il mondo della cooperazione non ha ancora individuato lo studente come soggetto primario da sensibilizzare e la scuola come soggetto da coinvolgere nella realizzazione di progetti comuni. 

Dall’altro, non pochi insegnanti preferiscono riproporre ogni anno i medesimi programmi e contenuti, spesso orientati al passato, piuttosto che approfondire  nuove problematiche globali e proporre ricerche su temi e conoscenze di forte interesse per il futuro.  

La cooperazione affronta questioni nuove, complesse, globali, utlizzando nuovi saperi.

Eppure non c’è questione di attualità, decisiva per il futuro dei nostri studenti, che non sia al contempo complessa e di rilevanza internazionale.   

Se vogliamo metter in grado lo studente di affrontare le  gravi questioni che determinano l’incertezza del suo futuro, dobbiamo aiutare la scuola nel predisporre nuovi percorsi interdisciplinari, in grado di aggregare le diverse conoscenze, aggiornare i contenuti, suscitare interesse verso la scienza e i nuovi saperi.  

Se vogliamo che lo studente sia informato sullo “stato del pianeta” e sia educato a diventare un “cittadino terrestre” dobbiamo pensare a una nuova didattica orientata allo studio delle trasformazioni in atto su scala internazionale (sociali, economiche, ambientali, produttive, scientifiche e tecnologiche) e delle opportunità che le scienze e l’innovazione tecnologica già oggi ci offrono, per costruire un futuro più giusto e sostenibile per tutti.

Una scuola in grado di interessare i giovani alle grandi questioni che l’umanità deve affrontare – povertà, conflitti, migrazioni, etica, ambiente, salute, cambiamenti climatici, energia, lavoro, nuove tecnologie, diritti dei popoli – è una scuola che non può fare a meno di un forte raccordo con la cooperazione.

Rovesciare il paradigma della povertà, conoscere gli scenari futuri.

Occorre rovesciare l’attuale immaginario sui paesi poveri.  Come sappiamo la Cina e l’India – 3 miliardi di abitanti al 2050 – già oggi sono in grado di formare tecnici e ricercatori tra i migliori al mondo.  Nel 2030 il 64% dei laureati mondiali saranno cinesi e indiani (proiezioni OECD).

Si prevede che il Brasile supererà la Germania, la Turchia sorpasserà la Spagna e l’Indonesia avrà un numero di laureati tre volte superiore rispetto alla Francia.  I paesi che continuiamo a immaginare come poveri anche in un prossimo futuro, giocheranno un ruolo decisivo nella formazione di tecnici in grado di competere su scala globale e conquistare nuovi mercati.

E’ necessario che i nostri studenti siano informati su questi processi già in atto, ragionino insieme sulle ovvie ricadute nelle loro prospettive di lavoro; solo giovani informati sulle profonde trasformazioni in atto su scala globale potranno avere maggiore consapevolezza della inderogabile necessità di conseguire una qualificata formazione nelle nuove professioni, di maggior interesse per il futuro.

Anche l’Africa, paese a noi vicinissimo e considerato poverissimo, è in realtà un paese ricchissimo di risorse. L’ultimo rapporto della Banca Mondiale sull’ evoluzione della ricchezza delle nazioni – The Changing Wealth of Nations 2018 – spiega che “l’impoverimento dell’Africa  è causato dal saccheggio di prodotti agricoli e dall’estrazione sfrenata di minerali, petrolio e gas a favore delle multinazionali dei paesi ricchi “. 

A scuola si studiano le guerre del passato, ma spesso lo studente ne esce senza conoscere quali guerre si comabattono oggi e, soprattutto, perchè.  Pochi studenti hanno discusso a scuola sul fatto che prendiamo gas, petrolio, cibo, diamanti e mille altre cose dall’Africa, necessarie al mantenimento del nostro stile di vita, molto poco etico e sostenibile.

E non hanno nemmeno informazioni sul fatto che l’Africa registra forti e continui investimenti da parte di diversi paesi interessati a entrare in uno dei più grandi mercati del futuro, Cina in testa.

La cooperazione apre mercati strategici e crea occupazione qualificata.

L’Africa raddoppia i suoi abitanti al 2050 – 2 miliardi, circa 33 volte gli italiani – e dovrebbe perciò essere considerata come nostro mercato privilegiato, visto che è un continente sconfinato (100 volte l’Italia), interamente da costruire.  Occorrono, per il suo improrogabile sviluppo,  modelli  e tecnologie nuove, capaci di coniugare il contrasto alla povertà con la sfida ambientale. Un’ opportunità di grande interesse per molte qualificate aziende italiane che potrebbero  entrare in questi nuovi mercati e creare nuova occupazione in settori strategici.  

Un solo esempio. Già oggi in Africa oltre 600 milioni di persone non sanno cosa sia l’elettricità, un po’ come immaginare l’intera Europa senza energia elettrica.  E’ fin troppo evidente l’urgenza di elettrificare questo continente con robusti programmi di diffusione di energie rinnovali sia con piccole installazioni  diffuse, che con impianti di media-grande taglia.  Cina,India e altri paesi, sono già molto attivi su questo mercato.

La cooperazione internazionale è una delle poche opportunità che l’Italia, priva di retroterra coloniali, può mettere in campo per consentire alle nostre aziende più qualificate (in particolare medio-piccole)  di entrare in questo enorme mercato nell’ambito di programmi istituzionali concordati e orientati a uno sviluppo socio-ambientale sostenibile.  Anche queste informazioni, indispensabili per valutare le prossime scelte italiane in campo economico-ambientale, troppo spesso non vengono approfondite a scuola.

Fare cooperazione a scuola.

Ogni studente italiano ha un cellulare e un computer con cui potrebbe dialogare con il mondo e scambiare informazioni ed esperienze. Anche molti studenti del sud del mondo li hanno.   Avrebbero molte cose da dirsi, ma nessuno ha creato il contesto adatto a dialogare e a dare senso alla loro relazione.     

Eppure non sarebbe difficile, nell’era  globale, invitare ogni scuola ad avviare una relazione, uno scambio, un partenariato, una cooperazione con una scuola del sud del mondo per iniziare a parlarsi, conoscersi, accettarsi, trovare soluzioni, condividere, cooperare per costruire assieme il futuro, magari più giusto e sostenibile, nell’interesse di tutti, nessuno escluso.

In molti pensano che i ragazzi non sono interessati alla cosa. Non è così, gli studenti, anche quelli valutati meno bravi, si interessano a queste tematiche molto più di quanto non facciano molti adulti. Una autorevole conferma viene dal nostro amatissimo Presidente, Sergio Mattarella :  “ Le nuove generazioni avvertono meglio degli adulti che soltanto con una capacità di osservazione più ampia si possono comprendere e affrontare la dimensione globale e la realtà di un mondo sempre più interdipendente”.

Coinvolgere intelligenze ed energie giovanili nella cooperazione. Condividere Sustain

I giovani hanno un interesse oggettivo all’evoluzione e al potenziamento dei programmi della cooperazione italiana nel mondo. Ne dipende in primis la loro formazione come pure l’apertura di opportunità di lavoro qualificato nei più diversi settori (cultura, società, produzione, ambiente, infrastrutture, medicina e ricerca).

Per questo diventa urgente collegare scuola e cooperazione, coinvolgendo tutte le discipline nell’elaborazione di nuovi percorsi didattici e formativi ed  evidenziando le connessioni che esistono fra i diversi contesti: ambiente, economia,scienza, tecnologia, lavoro, conflitti, etica planetaria.

Solo nuovi percorsi, aggiornati e interdisciplinari, saranno in grado di informare, interessare e coinvolgere nelle tematiche e nella cultura della cooperazione, intelligenze ed energie giovanili, oggi ampiamente presenti fra i nostri ragazzi – come dimostra la mobilitazione degli studenti di tutto il mondo promossa da Greta Thunberg –  ma quotidianamente sottovalutate e trascurate.

Sustain può costituire una straordinatia occasione di scambio e condivisione dell’esperienza di cooperazione con il Burkina Faso condotta dalla Rete di scuole di Taranto con altre realtà scolastiche italiane, ad oggi non conosciute, che sono  interessate e impegnate da anni su queste tematiche.

Dalla compartecipazione delle esperienze di cooperazione delle scuole italiane può nascere una Rete Nazionale di Scuole per la Cooperazione che, in accordo con i programmi della Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo  e  l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, elabora materiali e propone iniziative per la sensibilizzazione e il coinvolgimento del mondo giovanile nella cooperazione.

Giovanni De Paoli

depaoligiova@gmail.com

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